Artaserse von Hasse beim Festival della Valle d’Itria a Martina Franca

„Venerdì sera, 27 luglio, al Festival della Valle d’Itria a Martina Franca „Artaserse“ di Hasse su libretto di Metastasio: opera musicalmente molto bella (per quel che può valere il parere di un semplice amante dell’opera). Bisogna dunque esser grati al Festival per averla tirata fuori dall’oblio, tanto più che le bellezze del lavoro non sono state fatte solo intuire agli spettatori, ma fatte gustare grazie a un orchestra (diretta egregiamente da Corrado Rovaris) e ad interpreti all’altezza del loro compito. In particolare il controtenore Franco Fagioli (Arbace), ha sfoderato una prestazione magistrale, ma come dicevo tutti i cantanti sono stati molto bravi, con una menzione speciale per Il soprano Maria Grazia Schiano (Mandane) e il mezzosoprano Sonia Prina (Artabano). La regia era di Gabriele Lavia. Lasciati in soffitto gli amatissimi cappotti di pelle lunghi sino alle caviglie (grazie, estate, per null’altro potremo esserti altrettanto grati!), che ti va a pensare il Maestro? Incredibile! Agli spettatori mancava la parola per la sorpresa: bando anche all’altro requisito di base del teatro laviano, le divise (simil)naziste! E con che cosa te le rimpiazza? Indovina un po‘? Ma con le più patriottiche divise (simil)carabinieri (specie in tempi di spread proibitivo con i Bund tedeschi). In platea la sorpresa la tagliavi con il coltello. E come te li arma i Carabinieri? Ecco qui l’altra alzata d’ingegno, anche in obbedienza alle esigenze di risparmio (governo Monti docet!): con eleganti, ma poco costose lance (vedi foto) – così si strizza l’occhio anche a chi chiede la riduzione del budget per il Ministero della Difesa. Ma il cattivo della combriccola (Artabano), lui no, lui ha diritto alla pistola (sacrifici à la Monti!). E con il cattivo, pistole anche a un commando di teste di cuoio, capitanato, occorre dirlo?, dal cattivo e apparso in scena, quando tutti si erano ormai assuefatti alle lance e non speravano in nuove sorprese – gente di poca fede: la testa di Lavia è notoriamente un vulcano e sputa idee a getto continuo! In tutto questo, movimento scenico: 0. Solo i lancieri irrompevano di corsa di tanto in tanto sulla scena, per uscirene dopo qualche secondo sempre di corsa (e tu ti chiedevi: avranno fretta di andare alle toilettes? Maiora premunt|). La regia di un’opera barocca non è compito semplice, ma proprio per questo si saranno rivolti al Maestro, che per partorire le sue pensate avrà preteso un onorario ‚congruo‘. Che farci? Siamo nati per soffrire! E se vuoi sentirti musica bella, suonata e cantata bene, devi pagare il fio: la regia di Gabriele Lavia“

Domenico Mugnolo, Bari, 27. Juli 2012